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La catena infinita delle giornate negative

Ad ognuno di noi è capitato, o sta capitando, di attraversare quello che si potrebbe definire un ‘periodo nero’. Le cosiddette ‘giornate storte’. La percezione è di vivere ripetuti e frequenti momenti negativi che alterano la nostra felicità e interferiscono dentro di noi con la possibilità di stare bene. Sicuramente gli eventi esterni possono incidere generando un ulteriore rinforzo e mantenimento delle nostre emozioni negative. Soprattutto in quei momenti percepiamo con ancora maggior attenzione l’incombere ed il capitare di fatti o eventi spiacevoli: la nostra attenzione e la nostra memoria mettono in fila tutto ciò che nell’ultimo periodo non è andato per il verso giusto e questo rende ancora più insostenibile la negatività nel nostro animo.

Un periodo analogo è un ottimo momento per rimettere al centro delle nostre attenzioni, i nostri desideri, ma soprattutto, la nostra spontaneità. Una giornata negativa non esiste per antonomasia: certo gli eventi che la contraddistinguono possono generare in noi emozioni negative, ma quando parliamo di ‘periodo nero’ oppure ‘giornate storte’ stiamo dando una rappresentazione personale, alimentando, di fatto, dentro di noi quel momento negativo. Proviamo a riflettere. Le giornate negative sembrano concatenarsi. Le cause giustificative all’origine sembrano oggettive (una multa un giorno, un diverbio con la collega il giorno successivo, le analisi del sangue con alcuni asterischi, etc.). Questo susseguirsi di fatti ed eventi può apparire come precipitoso, frenetico. Ogni evento potrebbe essere affrontato singolarmente, ma l’effetto viene vissuto complessivamente, facendoci sentire anche ‘sbagliati’. Sentiamo il dovere di fare bene e di stare bene.

Il dovere come sappiamo è considerato spesso l’antagonista del piacere. Questo crea uno sbilanciamento che può tradursi in un periodo frenetico in cui ricerchiamo inesorabilmente di riequilibrare il tutto compensando con un tentativo, poco efficace, di controllo. Ci obbliga a recuperare traguardi che tuttavia non ci appartengono. La nostra energia vitale non si può incasellare in un binario rigido di doveri e obblighi, ha bisogno di spazio per esprimersi.

Secondo Hayes, il nostro modo di interpretare ciò che nell’ambiente sta avvenendo produce in noi la convinzione che determinati eventi siano correlati tra di loro portando anche a distorcere di conseguenza la nostra immagine: “mi stanno capitando troppe cose negative….sono davvero una persona sfortunata”. Questa affermazione è un punto di vista rigido che crea una correlazione tra ciò che avviene nel mondo e la mia individualità e mi porterà di conseguenza ad interpretare ciò che nel mondo sta avvenendo come il perpetuarsi di una sorta di maledizione che si sta abbattendo su di me. STOP!

Come si interrompe una catena di eventi negativi, ma soprattutto di pensieri distorti negativi? Gli eventi negativi probabilmente sono al di fuori del nostro controllo, ma a noi spetta la possibilità di non essere schiavi di una visione che ci porti davvero a credere che tutto ciò che capita (di negativo) sia correlato al fatto che siamo davvero sfortunati! Proviamo a domandarci questo: al di là che in ogni giornata possono avvenire sia cose negative che positive e che possono susseguirsi ricorsivamente, noi siamo aperti a viverle spontaneamente come noi stessi o indossiamo una maschera che trattiene la nostra spontaneità e ci obbliga a dare risposte guidate da convenzioni o luoghi comuni? Siamo spontanei oppure sentiamo di trattenerci e di dover fare in modo che tutto vada bene e nel verso giusto? In questo caso le giornate storte, se frequenti, possono essere importanti elementi di rottura che ci stimolano a comprendere che la ‘giornata storta’ non è la giornata negativa in sé, ma il modo in cui ci poniamo alla vita in quel particolare momento della nostra vita.

UN SEMPLICE ESERCIZIO

Quando intuiamo che stiamo attraversando una giornata negativa, non ha utilità intestardirsi perché cambi: la giornata non modifica il suo influsso su di noi se non siamo noi a cambiare la percezione di ciò che sta avvenendo. Incaponirsi non farà altro che peggiorare la situazione. Se una giornata negativa può avere un effetto di stimolo a favorire in noi un riequilibrio allora è soffermandoci un istante nell’ascolto di ciò che in noi sentiamo che allora possiamo viverla senza ulteriori disagi. Proviamo per qualche minuto a restare in ascolto nel profondo di noi. Chiudiamo gli occhi e dirigiamo la nostra attenzione sul nostro respiro. Osserviamo lentamente gli eventi che stanno capitando e proviamo ad osservarli da una prospettiva diversa, da spettatori piuttosto che da impavidi risolutori. Proviamo anche ad ascoltare nel frattempo le intuizioni che dentro di noi crescono e che sentiamo necessarie per risolvere ciò che non ci soddisfa. Scriviamo le soluzioni che abbiamo pensato e proviamo a rileggerle due, al massimo, tre giorni dopo. Proviamo a vedere se ciò che abbiamo pensato era guidato dalla necessità di controllo oppure da un’idea utile a risolvere che quanto sentiamo non sta andando per il verso giusto. Questo semplice esercizio ci libererà dal vincolo del ‘tutto giusto, tutto bene’ immediato, permettendoci di entrare in contatto consapevolmente con ciò che invece è effettivamente utile per farci tornare a stare bene.

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