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Dove sto andando?


Una domanda semplice: dove sto andando? Una risposta certa esiste? Forse. Quando la strada è nota, quando il percorso è tracciato. Quando conosciamo obiettivi e caratteristiche del mezzo che ci conduce. Quando invece il percorso che affrontiamo non è quello che inconsciamente desideriamo?

Qui affrontiamo le prime difficoltà. Dobbiamo attrezzarci per un percorso che non sentiamo disegnato per noi. Dobbiamo probabilmente iniziare a "recitare" un ruolo, un personaggio che sia privo di alcuni aspetti caratteriali che ci riguardano e che non accettiamo.

Sheldon Kopp (psichiatra americano 1929-1999) affrontava con disarmante schiettezza il tema del 'lato oscuro interiore'. uno dei suoi libri più famosi si intitola 'Quando vedi il Buddha per strada, investilo' (1972). Un libro che affronta il pellegrinaggio del paziente in psicoterapia. Una delle tematiche contenute si sintetizza in queste parole: ogni parte interiore di te ha il suo valore...se solo l'accetti.

Il lato originale di noi, la sincera espressione dei nostri, per così dire, limiti: solo nella nostra mente però! In realtà ogni aspetto di noi, se manifestato nella sua integrale originalità, diviene un potente ausilio.

Perchè si è disposti a nascondere quella parte di noi che riteniamo soggettivamente negativa? Le risposte sono molte: forse perchè la riteniamo sbagliata, forse perchè pensiamo che gli altri non la trovino adeguata e accettabile. In questo caso il timone che guida la nostra rotta non ci appartiene più. Adeguiamo il nostro agire sulla base della percezione che quello che facciamo possa piacere: rifiutiamo di assecondare quel 'lato oscuro' che è dentro di noi. Per intenderci...è oscuro solo perchè lo riteniamo tale. A volte le nostre difese intrapsichiche sono disposte perfino a negarlo. Livelliamo la conoscenza di noi al punto da arrivare alla convinzione di sapere già tutto di noi stessi e accettiamo del mondo solo ciò che conosciamo (...un po' come il personaggio del film The Trueman Show- J.Carrey 1998). In quel momento può giungere improvvisamente qualcosa che ci spiazza. Il 'lato oscuro', ovvero l'impossibilità ad integrarsi alla realtà percepita perchè non adeguata alla nostra reale dimensione interiore e al nostro essere. Ci sorprende perchè si manifesta con segnali allarmanti e negativi (disagio, malessere, dolore). Forse perchè tutte le avvisaglie precedenti non erano abbastanza potenti da poter essere ritenute degne di nota e pertanto escluse, evitate e negate.

<<Fu la natura esigente delle mie elevate aspirazioni, piuttosto che la degradazione della colpa, a fare di me ciò che ero, e a dividere in me, con un taglio più netto che nella maggioranza, i due uomini di cui è fatta e si compone la natura umana>>. In questi termini R.L.Stevenson mette in scena i due suoi più famosi personaggi del romanzo Lo strano caso del Dr.Jekyll e Mr.Hyde dove con maestria narrativa, riesce dove molti psicologi non sono riusciti: mettere in contatto quei frammenti celati della nostra anima e permetterne un dialogo, che se avviene, può condurci a superare i conflitti interiori. Infatti i due personaggi del libro più che confrontarsi si alternano, sovrapponendo gli eventi e i comportamenti a ciò che nella letteratura medica possiamo a volte individuare nei disturbi di personalità dove l'identità è sdoppiata e l'una è staccata dall'altra.

Proviamo questa tecnica: proviamo a chiudere gli occhi per un istante. Immaginiamo la nostra giornata tipo: ci alziamo, facciamo colazione, beviamo il caffè, apriamo le finestre della stanza, ci vestiamo e andiamo al lavoro. Pensiamo a tutto ciò che conosciamo: la casa, la stanza che viviamo di più, l’ufficio, la strada che percorriamo tutti i giorni, il supermercato dove andiamo a fare la spesa, le persone che conosciamo, quelle con cui abbiamo un rapporto frequente, insomma pensiamo ai volti conosciuti…Immaginiamo mentre ripercorriamo queste immagini mentali, di perderci. Di ritrovarci su strade mai viste, che non conosciamo…continuiamo a camminare, abbandoniamo sempre di più i luoghi anche vagamente familiari per giungere infine in un bosco molto fitto. Il pensiero si fa intricato, tortuoso, impervio. Ci sentiamo persi, proviamo sgomento, solitudine. Ma proseguiamo il cammino e lentamente…molto lentamente…cediamo senza opporci a questo senso di smarrimento fino a percepire un vuoto dentro di noi…proviamo ad abbandonarci totalmente a questo senso di vuoto…ci abbandoniamo piacevolmente a tale sensazione di vuoto…continuiamo a camminare…sentiamo il piacere che nasce dalla pancia…un piacere sempre più intenso e non sappiamo dove stiamo andando…ci sentiamo protetti e custoditi da questo piacere che risale dalla nostra pancia….siamo dentro noi stessi…sprofondiamo dolcemente nel vuoto…la strada si tratteggia da sola….una curva a destra…una svolta leggera a sinistra…nessun pensiero…nessun giudizio…la pancia continua a guidarci…senza più alcuna lotta interiore…solo la sensazione di non aver più alcun riferimento…e un profondo stato di pace ci pervade…

Mettiamo in comunicazione mente-cuore-corpo con il lato più profondo e meno noto di noi....ora le strade si aprono. Probabilmente molte convinzioni precedenti erano incomplete, Alcune erano semplici riflessi del mondo esterno. Entriamo in contatto con tutto il nostro mondo interiore per vivere con tutti gli strumenti che abbiamo il mondo di fuori.

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